Era il 9 febbraio del 1986 quando la cometa di Halley faceva la sua comparsa nei cieli italiani, 76 anni dopo l’ultima apparizione. Francesco Cossiga era Presidente della Repubblica, Bettino Craxi capo del Governo. Al festival di Sanremo trionfava Eros Ramazzotti con Adesso tu. A Palermo, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, prendeva il via il maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino che avrebbe decapitato il vertice di Cosa Nostra. La Juventus di Michel Platini guidava la classifica del campionato di calcio; nel basket dominava la scena la Simac Milano di Dan Peterson, Mike D’Antoni e Dino Meneghin, mentre la squadra di Roma, il BancoRoma, si avviava a chiudere con la vittoria della Coppa Korać un ciclo memorabile che a partire dal 1983 l’aveva vista conquistare Scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.
Il basket era allora uno sport seguito e praticato molto più di oggi, a Roma come nel resto d’Italia. Gli oltre 14.000 spettatori che si erano stipati nel PalaEur il 19 aprile 1983 per la decisiva gara scudetto contro Milano costituiscono tuttora il record italiano per una partita di basket. Tra le società che popolavano all’epoca il panorama cestistico laziale ce n’era una che iniziava in quei mesi il suo percorso nel campionato Promozione, e che presto si sarebbe fatta notare non tanto per i risultati in campo, comunque rispettabili – in pochi anni sarebbe arrivata sino alla serie B – quanto per l’idea di sport che promuoveva, del tutto innovativa per quei tempi, fatta di agonismo, risultati sportivi ma anche di divertimento, voglia di stare insieme, condivisione, inclusione sociale.
Il nome di questa società era, appunto, Halley Roma. A costituirla un gruppo di amici – Sergio Saccares, Pierluigi Santucci, Roberto Gallerini, Luigi Raimondi - che frequentavano la tensostruttura di Viale Kant, quadrante nord-est di Roma, creata da Renato Rinaldi e che da lui avrebbe preso il nome, appunto, di PalaRinaldi. Rinaldi aveva appena ceduto l’impianto e la sua società a Saccares, che ebbe l’idea di ribattezzare la società con il nome della cometa che attraversava il cielo in quei giorni: era nata la Halley Roma. Ben presto però un progetto nato quasi per gioco divenne più ambizioso: la Halley non voleva essere solo una squadra di pallacanestro ma un qualcosa di più, un luogo dove crescere insieme e fare comunità. Da subito fu una delle prime società che puntò sul settore giovanile, e la prima in assoluto a Roma a fare attività sia maschile che femminile. L’obiettivo era creare un senso di appartenenza, non solo tra i giocatori, ma anche tra le famiglie, gli sponsor e tutti coloro che ruotavano attorno all’impianto: creare un’oasi non solo per il basket, un luogo dove i ragazzi e le ragazze potessero stare bene. La forza del “mondo Halley” stava anche in tutto ciò che ruotava attorno al basket e nelle attività collaterali che venivano organizzate per coinvolgere i ragazzi, come i tanti campionati, gli eventi, i tornei. Veniva pubblicato un giornale, Il Passo Doppio, che raccontava la pallacanestro laziale, e fu creato un brand che produceva il materiale tecnico con il logo della Halley, un elefante con la proboscide alzata, e vari gadget, persino orologi da polso col marchio Halley.
I semi piantati dalla Halley Roma quasi quarant’anni fa hanno lasciato una eredità duratura arrivata fino ai giorni nostri. Oggi l’impianto di Viale Kant è diventato una vera e propria cittadella del basket con due campi al coperto e due playground aperti a tutti, e la società che a partire dal 2015 ha preso il testimone di questo modello di basket che unisce l’aspetto agonistico con quello sociale si chiama Basket Roma. Uno dei soci della nuova società, Giuliano Maresca, nel 1996 vinse lo scudetto nella categoria allievi (l’odierna Under 15) con la maglia Halley Roma, e l’attuale allenatore della prima squadra maschile, Danilo Gallerini, è il nipote di Roberto Gallerini, uno dei fondatori della Halley. In meno di dieci anni di vita il Basket Roma è riuscito ad affermarsi come una delle realtà più importanti del panorama romano: lo dicono i risultati, con i sei scudetti giovanili vinti, ma lo dicono soprattutto i tantissimi ragazzi e ragazze e le loro famiglie che tutti i giorni, sabati e domeniche compresi, vengono ad allenarsi o anche soltanto a fare due tiri all’aperto e a scambiare due chiacchiere al bar. Sono passati tanti anni ma quello spirito di comunità arrivato con una cometa continua a vivere in questa oasi incastonata tra i palazzi del Tiburtino. La Halley, da cui è nato tutto, non è mai stata solo una squadra, è stata un movimento, una famiglia. Oggi il Basket Roma, che gioca sullo stesso parquet, porta avanti gli stessi valori di appartenenza, crescita e passione che erano alla base del progetto del 1986. E per festeggiare questa storia che si rinnova, il prossimo 21 dicembre, in occasione della gara interna di serie C contro la Tiber, i giocatori del Basket Roma indosseranno le divise vintage dell’Halley Roma con l’elefantino, ricreate per l’occasione.
La storia continua, insieme a una nuova generazione di ragazzi e ragazze.
Link al video: https://youtu.be/lRFW6SUtXFw
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